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foto spettacoli
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dal film
“Garage Olimpo” |
dal film “Paz!” |
dal film “Non pensarci” |
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dal film “Casomai” |
cortometraggio “Rita incontra un’amica” |
dallo spettacolo “Les Frères Corses” |
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Il mio maestro Ludwig Flaszen di Paola Bechis | ||
Dopo il diploma all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, ho incontrato a uno stage Ludwig Flaszen, il drammaturgo polacco che fondò ” Il teatro povero” con Jerzy Grotowski. Nel modo in cui si esplorava il limite della resistenza del corpo e nel modo in cui questo forniva all’attore uno spazio libero, nuovo in cui creare il personaggio, c’era una saggezza e una profondità di intenti formidabile. Il training era durissimo fisicamente ma improvvisamente la stanchezza, lasciava posto a un senso di leggerezza e di grande energia da cui nasceva una presenza scenica integra, vera, credibile. Con la voce, il timbro, il corpo, lo sguardo, con l’umiltà della fatica si entrava nel personaggio, in un’incontro magico, d’amore. Io e Ludwig abbiamo lavorato per anni insieme, lui è stato il mio maestro, non dimenticherò mai la grazia, la pace e la profonda dedizione con cui abbiamo lavorato. Dostoevskij, Cechov, Beckett. A Milano facevo parte di un gruppo di attori con i quali facevamo attività di ricerca, studio, allenamento e, Ludwig per anni è stato il nostro maestro, la nostra guida. Fino ad oggi il suo insegnamento, la sua sensibilità e intelligenza mi hanno arricchito come persona, artista, insegnante. Unendo la mia esperienza artistica come attrice, gli anni con Ludwig, il metodo Feldenkrais, cerco di insegnare imparando ogni volta dai miei allievi e cerco di salire su un palcoscenico ogni volta con simile umiltà, dedizione, fiducia, libertà, consapevolezza, concimando di stupore e di grazia il mio e il loro cammino. |
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da “Il punto in movimento” di Peter Brook | ||
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Non ho mai creduto in un’unica verità, né in quella mia né in quella degli altri; sono convinto che tutte le scuole, tutte le teorie possono essere utili in un dato luogo e in una data epoca; ma ho scoperto che è possibile vivere soltanto se si ha un’ardente e assoluta identificazione con un punto di vista. A mano a mano che il tempo passa, che noi cambiamo, che il mondo cambia, tuttavia, gli obiettivi si modificano e il punto di vista muta. Se vogliamo, infatti, che un punto di vista sia di qualche aiuto, bisogna dedicarvisi con tutte le nostre forze, difenderlo fino alla morte. Nello stesso tempo, però, una voce interiore sussurra: ” non prenderti troppo sul serio. Tienti forte e lasciati andare con dolcezza”. |